DIGIUNO E CAMMINO PENITENZIALE… PER I PELLEGRINI DI SPERANZA
Inizia la Quaresima… dell’Anno Santo. Tempo di grazia doppiamente strategico. Quindi, eccezionale: per
recuperare la gioia del Vangelo.
La “porta santa” che ci introduce nel deserto quaresimale si spalanca per noi il “Mercoledì delle Ceneri”. Con l’imposizione della polvere sul capo: memoria della nostra condizione umana e… mortale. Cui è associato anche il segno, non meno eloquente, del digiuno: attraverso il quale esprimiamo disponibilità al processo di liberazione che lo Spirito del Signore opera in noi, demolendo l’uomo “vecchio”, con tutte le sue contraddizioni e i suoi attaccamenti morbosi, per ricostruire l’uomo “nuovo” ad immagine e somiglianza di Gesù.
Digiuniamo per fede, non per necessità. Per scegliere un bene, più che per evitare un male. Diciamo un “no” esplicito al nostro diritto di nutrirci, al piacere del palato, alle esigenze del nostro corpo… per poter dire dei “sì” sempre più concreti e generosi a Dio, al suo amore, alla sua misericordia, alla sua volontà. A Dio… ma anche ai fratelli e alle sorelle che “rimangono indietro” e di cui non possiamo ignorare le necessità.
Forse proveremo i crampi della fame, ma soprattutto la forza insinuante ed estenuante della tentazione: «A che cosa serve saltare un pasto? Chi me lo fa fare? Sono andato a scuola… ho lavorato… sono
anziano… io merito il mio “pane quotidiano”». In effetti, mai come quando ci si astiene volontariamente dal cibo, gli alimenti appaiono tanto desiderabili, appetitosi e stuzzicanti. E la fame sembra incontrollabile.
Del resto, solo chi digiuna comprende, fino in fondo, quanto sia stretto il rapporto tra il corpo e l’anima, tra la nostra carne e il nostro spirito. Il bisogno di “mangiare” svela il nostro istinto primordiale di conservazione: digiunare significa interrompere – e non solo in teoria la pretesa di poter “divorare la vita”: per possederla. Anzi, per assicurarsela. E grazie al digiuno, paradossalmente, ci accorgiamo di essere ancora vivi! Poiché “si mangia per vivere, e non si vive per mangiare”. E conviene digiunare davvero:
non in senso metaforico ma letterale, perché “certi demoni non si vincono se non con la preghiera e il digiuno” (Mt. 17, 21).
Non digiuniamo, infatti, per ragioni di salute. E neppure per mantenere la forma fisica. Non per scelte culturali o di regime alimentare alternativo (vegano o vegetariano). Men che meno per esibire la nostra forza di volontà. Non digiuniamo per torturarci, ma per irrobustirci. Una penitenza esclusivamente materiale – spiegano i grandi Mistici cattolici – potrebbe anche indurire il cuore; ma una vita spirituale senza “mortificazioni” concrete e corporali rischia di rimanere astratta e disincarnata.
Entriamo nel deserto quaresimale anche con il gesto del “camminare insieme”: da “pellegrini di
speranza” che – insegna papa Francesco – sognano la Terra promessa. Il Mercoledì delle Ceneri manifesteremo l’intenzione di compiere il nostro esodo dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio, pellegrinando unitariamente (bambini, giovani e adulti delle tre parrocchie, popolo di Dio al completo) dalla chiesa arcipretale di Calcio all’antica Pieve. Ripercorreremo le tappe del nostro battesimo: facendo memoria dell’acqua che ci ha immersi nel mistero pasquale di Cristo; riconfermando la fede in Gesù Signore crocifisso e risorto; condividendo tra noi la fiamma viva di un cero, segno della nostra vocazione a vivere da figli della luce, testimoni di speranza in un mondo oppresso dalle tenebre dello smarrimento e della disperazione.
E’ un Mercoledì delle Ceneri straordinario: quello dell’Anno Santo!
Ultimo aggiornamento: 3 Marzo 2025