PAPA FRANCESCO E LA SPIRITUALITA’ DELLA LIBERAZIONE
Se quando ero studente in Seminario mi insospettivano le derive politico-rivoluzionarie della cosiddetta “teologia della liberazione”, che infiammava i missionari e i preti dell’America Latina, oggi, al contrario, essa mi appare una raffinatissima forma di spiritualità. Che ammiro nei suoi coraggiosi testimoni, nei martiri che hanno creduto, fino in fondo, alla verità del Vangelo e all’insegnamento profetico di un papa “esperto in umanità” come Paolo VI:
“Tra evangelizzazione e promozione umana, sviluppo e liberazione ci sono dei legàmi profondi. Legàmi di ordine antropologico, perché l’uomo da evangelizzare non è un essere astratto, ma è condizionato dalle questioni sociali ed economiche. Legàmi di ordine teologico, poiché non si può dissociare l’ordine della creazione da quello della redenzione, che arriva fino a situazioni molto concrete di ingiustizia da combattere e di giustizia da restaurare. Legàmi di ordine eminentemente evangelico, quale è quello della carità: come, infatti, proclamare il comandamento nuovo senza promuovere, nella giustizia e nella pace, la vera e autentica crescita dell’uomo?”
Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 31
La salvezza cristiana è, dunque, un processo di liberazione integrale: non solo morale e spirituale, ma anche economica, politica e culturale. Nella storia del popolo ebraico l’emancipazione dalla schiavitù dell’Egitto è rimasta il vertice insuperabile dell’esperienza di Dio (Es. 15). Gesù stesso ha portato a compimento la sua pasqua di liberazione dell’umanità dal peccato e dalla morte innestandosi idealmente nel memoriale perenne della “stupenda vittoria” di Israele sull’oppressione egiziana: di cui Dio, il “liberatore”, era stato protagonista assoluto. Insomma: la liberazione è una categoria biblica di prima importanza. Ovunque vi siano condizioni di violenza istituzionalizzata, di povertà e di sfruttamento, il credente, “ribelle per amore”, si sente ingaggiato per “la liberazione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”
(Episcopato Latinoamericano, Medellin, 1968). E come non ricordare, nella sua invincibile energia, la supplica di un cristiano “resistente” al nazi-fascismo, come il beato Teresio Olivelli:
“Signore, che fra gli uomini drizzasti la tua croce, segno di contraddizione; Tu che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gli interessi dei dominanti, la sordità inerte della massa, a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele, che in noi e prima di noi ha calpestato Te, fonte di libere
vite, dà la forza della ribellione!”.
E’ davvero singolare, rileggendo senza pregiudizio e con discernimento la storia della Chiesa
degli ultimi decenni, osservare come lo Spirito Santo sia riuscito a guidare il popolo di Dio recuperando, gradualmente ma con passo inarrestabile, le lentezze, le prudenze e le paure che ne hanno frenato il cammino prima e dopo il Concilio Vaticano II. Nonostante le critiche e le incomprensioni verso le Chiese dell’America Latina, infatti, sospettate di indulgere ad una visione troppo orizzontale e “terrenista” della salvezza schierandosi a fianco degli oppressi e dei diseredati di quelle nazioni, ecco – a sorpresa – dodici anni fa l’elezione a sommo pontefice di un “pastore” venuto proprio dal continente che ha pagato,
con il sangue di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, il prezzo altissimo della “scelta preferenziale dei poveri”: papa Francesco.
Un nome… un programma. Rivoluzionario incontenibile e tradizionalista inossidabile. Un po’ stentato nel modo di esprimersi, ma libero e franco nella comunicazione del suo messaggio: la cui disarmante semplicità, profumata di purezza evangelica, ha goduto, agli occhi del “popolo santo di Dio”, di indiscutibile autorevolezza. La “teologia della liberazione”, accusata a suo tempo di alimentare la violenza, di difendere e propagare l’ideologia marxista e la lotta di classe, generata invece da una profonda esperienza spirituale, è diventata magistero “universale” del Santo Padre Francesco: ovvero… ossessione per la Chiesa povera, difesa incondizionata dell’umanità emarginata, preferenza per le “periferie esistenziali”, sensibilità tipicamente “amazzonica” per la “casa comune”, schietta pietà popolare, disponibilità al dialogo con tutti…
Un pontificato, germogliato sul ceppo della Chiesa latinoamericana, incompresa e osteggiata per aver ascoltato il grido dei poveri… che ha rappresentato per la Cattolicità contemporanea – ne sono convinto – un’autentica “rivincita” dello Spirito Santo!
Ultimo aggiornamento: 26 Aprile 2025