LA PAROLA AL PARROCO, 18 maggio 2025

DODICI ANNI CON FRANCESCO… E LA NUOVA AVVENTURA CON LEONE

Ricordo ancora perfettamente la sera del 13 marzo 2013 quando, gli occhi fissi al camino della Cappella Sistina inquadrato dalla diretta televisiva, dopo l’attesissima fumata bianca, papa Francesco si è affacciato alla loggia della Basilica vaticana da “vescovo di Roma”: la piazza era gremita all’inverosimile, immersa nell’oscurità vespertina trapuntata da innumerevoli luci, e il nuovo pontefice si presentava “urbi et orbi”, cioè “alla città e al mondo”, salutando con umile gentilezza: “Buonasera!”. E poi – non meno sorprendente – la richiesta, del neo-eletto, di essere “benedetto dal suo popolo” prima di impartire lui stesso la solenne benedizione apostolica. Il Conclave lo sceglieva, dopo le improvvise e “destabilizzanti” dimissioni di Benedetto XVI, come Successore di Pietro: primo papa gesuita, primo papa latino-americano, primo papa a portare il nome del frate Serafico. Tre condizioni inedite e “provvidenziali”.

Per un pontefice che, fin da subito, è apparso così diverso dal suo predecessore ma… così complementare. A servizio della stessa Chiesa: che si rinnova senza sconfessare il proprio passato e le proprie tradizioni… e nella quale la diversità dei papi non costituisce una correzione “politica” della rotta, ma una benefica successione di doni dello Spirito. E’ difficile, e forse impossibile, stendere il bilancio dei dodici anni del pontificato di Francesco: ci sono state, evidentissime, alcune parole-chiave nel suo magistero, declinate in altrettanti gesti altamente simbolici. La scelta stessa del nome è stata “programmatica”, evocando la figura di un Santo, il “Poverello d’Assisi”, che ha riformato la Chiesa dal di dentro, legandosi con “mistiche nozze”, quindi indissolubilmente, a “madonna Povertà”: e, in effetti, papa Francesco ci ha riconsegnato quotidianamente la responsabilità verso i “poveri”, che ha ricollocato al centro dell’attenzione ecclesiale…

Anche le “periferie” dell’umanità, territoriali ed esistenziali, sono diventate oggetto della cura speciale del “vescovo di Roma venuto dalla fine del mondo”: non a caso le nomine dei cardinali provenienti dai cosiddetti “Paesi in via di sviluppo” hanno sostituito quelle dei presuli metropoliti nelle città più importanti del globo! Tra i vescovi eletti dal pontefice, poi, ci sono stati molti “parroci”, ovvero preti provenienti dalla “trincea”, pastori che si portavano addosso “l’odore delle pecore”: ìndice di una chiara “concezione” del servizio pastorale e della missione della Chiesa. Nella quale tutti dovrebbero trovare accoglienza e, soprattutto, “misericordia”: altra parola-chiave attorno alla quale Francesco ha ridefinito l’approccio alle fragilità umane, preferendo una Comunità cristiana imperfetta e instabile come un “ospedale da campo” piuttosto che una “cittadella sicura, ordinatissima e inespugnabile”. Una “Chiesa in uscita”, che cammina lungo le strade della storia, infatti, non potrebbe evitare – secondo il compianto pontefice – il contatto con la polvere e il fango… e neppure l’imprevisto dei “colpi mancini” e degli strattonamenti tipici della mischia.

Francesco, il cui linguaggio era estremamente semplice, ma arrivava sempre al cuore delle questioni – e non lasciava tranquillo nessuno – è stato davvero il Pastore di tutti. Nel quale “tutti” hanno riconosciuto la voce amica di Gesù, il Pastore perfetto.

Ora che il “servo buono e fedele” è stato chiamato a “prendere parte alla gioia del suo padrone”, lo Spirito del Crocifisso risorto ha suscitato nel suo popolo il papa Leone XIV: che sta muovendo i primi passi, ma addosso al quale già vengono cuciti i giudizi più disparati e le previsioni più bizzarre. Da noi credenti, tuttavia, per i quali la natura incarnata e mistica della Chiesa è dogma di fede (tanto che la professiamo “una, santa, cattolica e apostolica”), si esige che identifichiamo, senza equivoci, nel nuovo pontefice il Successore di Pietro: cui è dovuto l’ossequio del cuore e della mente, ovvero la disposizione sincera all’obbedienza. Altri criteri e differenti valutazioni… pseudo-religiose e piuttosto mondane, non c’entrano né con la dottrina e, men che meno, con la spiritualità.

Ultimo aggiornamento: 17 Maggio 2025