VOGLIO LA MAMMA !
“Voglio la mamma” è il titolo di un opuscolo di centoventi pagine – pubblicato nel 2014 in “formato tascabile” – che, a suo tempo, ha “spiazzato” l’opinione pubblica italiana per la critica, a dir poco severa e tagliente, alle cosiddette “conquiste di civiltà” di cui va orgogliosa la società moderna: l’aborto, l’eutanasìa, il matrimonio omosessuale, l’utero in affitto, l’omogenitorialità…
L’autore del “libro rosso” (che, per il colore della copertina e l’estrema sobrietà della veste tipografica ricorda vagamente i “Pensieri di Mao – Tse – Tung” in voga negli “anni ruggenti” della mia adolescenza), ovvero Mario Adinolfi, non è un “bacchettone – la definizione è sua – ma un peccatore, anche piuttosto incallito”, che contesta, tuttavia, una cultura presuntuosamente e falsamente progressista, determinata a censurare, dal linguaggio corrente, la più sacra ed umana delle parole: “mamma”.
Sostituendola con l’espressione politicamente più corretta di “genitore 1” o “genitore 2”. Evidentemente il problema non è solo terminologico. E’ in questione, invece, l’identità stessa dell’uomo, il suo futuro, il progetto di coppia e di famiglia consegnato alle nuove generazioni… Adinolfi, giornalista e saggista, che si definisce “di sinistra”, ha scelto di essere la “cassa di risonanza” (e la straripante corporatura, con i suoi quasi 200 chili di peso certamente glielo permette, insieme ad un’intelligenza non comune e ad un’invincibile dialettica) del disagio e del disappunto di una massa di genitori inascoltati e “silenziati”, ma soprattutto dei figli di oggi e di domani, cui non può essere negata la più nobile e giustificata delle pretese: “Voglio la mamma!”. Nel suo “libro rosso” contesta un modello di società che, al di fuori di “qualsiasi orizzonte di ragionevolezza”, osa “mettere in discussione” perfino la nostra origine: al punto che, se ieri «la mamma non si poteva toccare», oggi, invece «guai a dire “mamma”!». E osserva amaramente: «Ora i burocrati del politicamente corretto hanno cominciato a spiegare che la mamma non esiste più… ». In realtà «la relazione primigenia, archetipa e intangibile è quella tra madre e figlio. Negarla è negare la radice dell’essere umano…». E insiste: «Non esiste l’omogenitorialità. Non esiste la genitorialità. Esistono la paternità e la maternità. Negare a un bambino il diritto ad avere una madre e un padre, sostituendoli con il “genitore 1” e il “genitore 2” è una forma estrema di violenza su un soggetto debole». Nell’udienza generale del 7 gennaio 2015, in una catechesi dedicata alle “madri di famiglia”, papa Francesco spiegò il valore insostituibile di quello che amava definire “martirio materno”: «Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. “Individuo” vuol dire “che non si può dividere”. Le madri invece si “dividono”, a partire da quando ospitano un figlio per darlo al mondo e farlo crescere. Sono esse, le madri, a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli… Povere donne! Come soffre una madre! Sì, essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. Cosa sceglie una madre, qual è la scelta di vita di una madre? La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita… Un martirio materno: ovvero una dedizione totale, senza clamore, nel silenzio, con la preghiera, e compiendo il proprio dovere». E aggiunse: «Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le mamme trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede… E’ un messaggio che le madri credenti sanno trasmettere senza tante spiegazioni: queste arriveranno dopo, ma il germe della fede sta in quei primi,preziosissimi momenti. Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo». Domenica 25 maggio recuperiamo in forma pastoralmente “unitaria” la “Festa della mamma”: per esprimere la nostra gratitudine e il nostro affetto alle madri di oggi e di ieri, di cui ammiriamo la capacità di accoglienza e di sacrificio, la sollecitudine e l’abnegazione. Ma soprattutto per rivendicare, a nome dei bambini e delle bambine di domani, il più umanizzante dei diritti: “Voglio la mamma!”. Chiedendo la complicità spirituale delle mamme che ci hanno preceduto in Cielo e anche della Vergine Madre, la più bella e la più santa di tutte…
Ultimo aggiornamento: 30 Maggio 2025