LA PAROLA AL PARROCO, 8 giugno 2025

PUDORE E DECENZA IN ORATORIO… ANCHE DURANTE IL GREST

Si racconta che una giovane donna si sia introdotta nella chiesa di una certa parrocchia con un abbigliamento alquanto “succinto” ed abbia devotamente intinto la punta dell’indice nell’acquasantiera per “farsi il segno della croce”. Non potendo fingere di ignorarla, il parroco – di cui censuro volentieri il nome – le avrebbe sussurrato con delicatezza: “Signorina, per bagnarsi solo la punta delle dita non era il caso di spogliarsi in questo modo!”.

L’aneddoto, per quanto divertente, rivela il preoccupante “deficit” di pudore che accomuna, ormai, tanto i cristiani “praticanti” quanto i “laicisti” più secolarizzati. Tutti ugualmente liberi dagli ancestrali tabù che avvolgevano corporeità e sessualità in un alone di rispetto e di sacralità. Archiviato definitivamente il vecchio pregiudizio sulla peccaminosità della “concupiscenza” e sostituito dal più ottimistico diritto alla sublimazione del “desiderio”, credenti e non credenti si sono ritrovati ospiti e cittadini dello stesso “paradiso terrestre”: dove la nudità, appunto, non suscita e non deve suscitare (se non in taluni incorreggibili maliziosi) alcuna vergogna.

Dato che, secondo l’adagio del P. Cristoforo di manzoniana memoria, “omina munda mundis”, cioè “tutto è puro per i puri”. Salvo dover riconoscere, a partire dalla sequenza di abusi e perversioni documentati dalla cronaca quotidiana, che questo mondo non è affatto il giardino “senza peccato originale” descritto dalla Sacra Scrittura all’inizio della storia umana. E’ dunque legittimo “sospettare” che la “mancanza di vergogna”, contrabbandata dalla cultura contemporanea come il definitivo superamento della visione morbosa e moralistica del sesso, non coincida, propriamente, con la perfetta armonia tra “carne e spirito” concepita, alle origini, dal Creatore.

E’ vero – e lo scrive anche l’apostolo Paolo nella Lettera a Tito (1,15) – che “tutto è puro per i puri”: ma solo dopo un lungo, laborioso e “ristrutturante” cammino di purificazione… del cuore, dei sensi, dell’intelligenza, della volontà e della memoria. Altro che concessione alla spontaneità primordiale! Inutile negare che la moderna “apertura mentale” abbia le sue evidenti ricadute anche nei nostri ambienti parrocchiali e oratoriani: nei quali il richiamo alla decenza nell’abbigliamento, alla custodia del proprio corpo e al rispetto per la sensibilità altrui in materia di “esibizione delle forme” e di “provocazione erotica”, è di scottante attualità.

E’ soprattutto nella stagione torrida dell’estate che riemerge, “scottante”, il problema. Ma ogni tentativo di “restrizione”, più o meno codificata, viene vissuto da genitori e figli, adulti e giovani, maschi e femmine, come una violazione indebita della libertà individuale ed una inammissibile ingerenza nella coscienza personale. I novelli “inquisitori”, nel migliore dei casi, incontrano la compassione dei loro stessi collaboratori: “Don, lasci perdere: è una battaglia persa!” mi sono sentito ripetere spesso. Parole che, interpretate secondo un discernimento più evangelico, dichiarerebbero, al contrario, trattarsi di un’irrinunciabile sfida educativa. Mi sono permesso, una volta, di chiedere un parere “meno clericale” e quindi “meno preconcetto” ad uno degli “sciammannati” giovanissimi che frequentavano l’Oratorio di cui ero parroco: “Ma secondo te, quella ragazza, non è un po’ troppo… svestita?”. La sua risposta mi ha raggelato: “Don, di che cosa si stupisce… Guardi sua madre!”.

Un appello, benevolo ma esigente, vorrei rivolgere, quindi, alle splendide Animatrici e agli ottimi Animatori del nostro Grest: «L’abbigliamento parla di noi: il senso del pudore è in grande ribasso nella nostra società; per questo la “decenza nel vestire” è una fantastica trasgressione. A voi Animatrici chiedo di non portare calzoncini corti e attillati e neppure canottiere con spallini essenziali… La pancia va coperta, sempre. Il vero erotismo ha bisogno di riservatezza. Anche i maschi non giocano mai a dorso nudo: né i bambini, né gli Animatori. Si indossa la maglietta anche quando si è fradici di sudore… come fanno, nello sport, i grandi atleti. Il caldo c’è per tutti.

Carissimi Animatori e Animatrici: vi ammiro e vi ringrazio per la vostra straordinaria generosità e l’impegno con cui vi mettete a servizio dei più piccoli nelle nostre Comunità. Grazie, davvero!»

Ultimo aggiornamento: 8 Giugno 2025