LA PAROLA AL PARROCO, 29 giugno 2025

PIETRO E PAOLO… INSEPARABILI E IRRIDUCIBILI

Chissà perché, quando penso ai santi apostoli Pietro e Paolo, dall’archivio della mia pur labile memoria riemergono, chiarissimi, il volto e certe pittoresche espressioni (che noi seminaristi scimiottavamo con smorfie canzonatorie) di mons. Giuseppe Gallina, esimio professore di Storia Ecclesiastica in Seminario a Cremona: il quale, nel corso degli studi teologici, alla vicenda dei due più “famosi” discepoli del Nazareno, dedicava un’attenzione documentale e archeologica a dir poco maniacale.

Sostenendo, in particolare, come il passaggio a Roma, e il martirio nella “Città eterna”, dei due “pilastri” del Cristianesimo, abbiano assunto un’importanza assoluta per la coscienza della Comunità primitiva e per ogni ulteriore approfondimento sull’identità ecclesiale: non sarò mai abbastanza riconoscente a don Gallina per la sua ostinata e appassionata apologia della “romanità” di Pietro e Paolo.

La Chiesa li ricorda insieme, anche se li distingue quasi con scrupolo, riconoscendoli nelle loro innegabili differenze. Del resto, il Nuovo Testamento non nasconde neppure certe sgradevoli divergenze tra i due predicatori dello stesso Vangelo. Di Paolo la Liturgia dice che “illuminò le profondità del mistero”; di Pietro, che “confessò per primo la fede nel Cristo”. Paolo viene definito il “maestro e dottore che annunciò la salvezza a tutte le genti”; Pietro è ricordato come il “pescatore di Galilea che costituì la prima comunità con i giusti di Israele”. Doni diversi, dunque, per edificare l’unica Chiesa. Due testimoni dello stesso Gesù, il Crocifisso risorto, che hanno lasciato un’impronta indelebile e insuperabile nella biografia millenaria del “nuovo Israele”. E che celebrano, ad ogni buon conto, il valore positivo delle varie sensibilità nel “popolo santo di Dio”, dove lo Spirito agisce in una molteplicità di volti, di stili e di gesti: contro ogni tentativo o pretesa di omologazione.

Benchè le differenze, e a maggior ragione talune difformità, possano apparire come minacce per la “fedeltà” al “deposito della fede” e alla “sana dottrina”. Soprattutto quando si confondono le “tradizioni” con la “Tradizione”. Le prime, infatti, sono statiche anche se possono esibire il credito di una consolidata “esperienza sul campo”; l’altra è viva, dinamica, libera e osa il rischio del dialogo con il mondo. Le prime, secondo le parole stesse di Gesù, appartengono alle “opere degli uomini”; la seconda è opera dello Spirito. Le prime assorbono il presente nel passato; la seconda trasfigura e rinnova il passato dentro il presente. Le tradizioni possono anche peccare di anacronismo; la Tradizione recupera il valore della radicalità originaria per dare anima e consistenza alla contemporaneità.

Nella sua ultima omelìa da pontefice dedicata ai santi Pietro e Paolo il 29 giugno 2012 papa Benedetto XVI, dopo avere sottolineato l’inseparabilità dei due Apostoli e la loro irriducibile diversità, concludeva:

«Sentiamoci tutti insieme cooperatori della verità, la quale – sappiamo – è una e “sinfonica”, e richiede da ciascuno di noi e dalle nostre comunità l’impegno costante della conversione all’unico Signore nella grazia dell’unico Spirito».

In effetti, duemila anni di storia del Cristianesimo hanno prodotto una meravigliosa sinfonìa di voci, di note e di accordi, nonché una galleria coloratissima di figure credenti, grandi e piccole, comunque inedite, che hanno interpretato e incarnato lo stesso Mistero di Cristo in forme nuove ma fedelissime al medesimo prototipo. Tra questi, e davanti a tutti, i santi Pietro e Paolo. Che ci onoriamo di invocare come Patroni a Pumenengo. La loro fisionomia umana e spirituale resta esemplare anche per me. Pietro, la “roccia”, ha tradito Gesù: la sua scandalosa debolezza certamente non giustifica la mia, e tuttavia mi incoraggia a confidare sempre nell’Amore misericordioso del Signore. All’intercessione di Paolo, costituito apostolo “come un aborto” (1 Cor. 15, 8), so di potermi affidare anch’io, soprattutto quando mi sento un “aborto di apostolo”.

Ultimo aggiornamento: 28 Giugno 2025