LA PAROLA AL PARROCO, 6 luglio 2025

PICCOLO GENIO AMERICANO: LA PAZZIA CHE FA PAURA

“Piccolo genio” è l’intestazione di una collana di “giochi da tavolo”, didattici ed educativi, destinati a suscitare nei bambini il gusto della scoperta e dell’esplorazione: geografica, storica, astronomica, e, più in generale, scientifica (la fauna, la flora, l’anatomia umana…). Una trovata davvero “geniale”: per formare i piccoli alla curiosità intellettuale, alla sperimentazione, alla creatività… e facilitare l’emergenza dei futuri “geniacci”.

E’ facile intuire che, personalmente, non ho mai avuto a disposizione giocattoli del genere. Qualcuno dei quali, invece, parecchi decenni or sono, deve essere capitato tra le mani del giovanissimo Donald Trump: l’ultimo “genio” che la natura ha regalato all’umanità. E’ arduo crederlo, ma l’ha detto lui, il presidente degli Stati Uniti: “Io sono un genio!”. A onor del vero l’evidenza non depone a favore di un’autocertificazione tanto categorica e narcisistica: così goffa e inelegante da assimilare il “daziere planetario” all’iconico personaggio disneyano Donald Duck (italicamente: Paperino) con il quale condivide il nome… e non solo il nome.

La storia, del resto, è piena di “genii incompresi”. Certo il confine tra genialità e pazzia è molto sottile. Nel pur difficile discernimento, tuttavia, almeno una constatazione è inoppugnabile: il pazzo, quando è convinto di essere un genio, provoca danni incalcolabili, “scatena attorno a sé l’inferno” (una minaccia che ricorre spesso sulle labbra di Donald), nel quale precipita sè stesso e preferibilmente gli altri; il genio, che teme di essere pazzo e se ne rammarica tra molti scrupoli, è una fonte inesauribile di benedizione per tutti. L’autentica genialità, infatti, unisce, compone, valorizza, con umile riguardo, il minimo contributo di intelligenza di ciascuno; la pazzia, invece, divide. Sempre. Poichè pretende di essere supremamente logica e si impone come più ragionevole della ragione stessa.

Rimangono emblematiche, nella loro disarmante ovvietà, le parole con cui il più grande teologo e filosofo cristiano di tutti i tempi, S. Tommaso d’Aquino (+1274), posando una mela sulla cattedra, iniziò la sua lezione alla Sorbona di Parigi: «Questa è una mela e chi non è d’accordo può uscire!». Contro i fatti non servono ulteriori argomenti. Meno che per Trump. Della cui sanità mentale, quindi, sarebbe lecito dubitare. “Io non sono solo intelligente: sono un genio!”: un pronunciamento tanto solenne ed inquietante merita una vigilanza altrettanto eccezionale e suscita motivate paure. Simili follìe, infatti, sono del tutto incurabili: i pazzi più pericolosi non hanno mai dubbi, e sono assolutamente convinti di essere gli unici savi dentro il manicomio del mondo. Pertanto, il pensiero che siano affidate proprio a loro le sorti dei popoli è semplicemente terrificante.

Papa Francesco, durante il primo mandato di Trump, aveva confessato: «Sì, ho davvero paura di una guerra nucleare. Siamo al limite. La situazione rischia di precipitare…». Tra le innumerevoli idiozie (indegne di un personaggio pubblico e, ancor più, di uno statista, e quindi del tutto irricevibili) proclamate in questi mesi dal “piccolo genio”, merita una “menzione speciale” l’accostamento, oltraggioso e demenziale, tra il recente bombardamento-lampo degli impianti nucleari in Iran (grazie ai “grandi guerrieri” e alle “magnifiche armi americane”) e lo sganciamento della bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki: i due interventi, al dire di Trump, avrebbero in comune il trionfale conseguimento di una “soluzione rapida e pulita”. Oggi in Iran come in Giappone ottant’anni fa. Ignorando, in realtà, che gli attacchi su Hiroshima e Nagasaki sono stati “plateali e ingiustificabili crimini di guerra”, affatto “esemplari”: nè per il presente, né per il futuro. Da condannare senza equivoci piuttosto che da esibire come dimostrazioni di potenza. Poichè non potranno mai, e in nessun caso, avvalorare il principio secondo il quale “la pace si impone con la forza”.

Scrive G. K. Chesterton con realismo e graffiante ironìa nel suo libro “Ortodossia”:

«L’idea più specialmente e più particolarmente non-cristiana è che debba governare chi sente di poter governare… Se la nostra fede ha qualche cosa da dire intorno al governare, non può dire altro che questo: che deve governare colui che non pensa di poter governare».

Allo sguardo troglodita del “piccolo genio” americano, andrebbe proposta con insistenza ossessiva la fotografia del bambino superstite a Nagasaki che papa Francesco distribuì ai giornalisti dopo il suo viaggio in Giappone nel novembre 2019: la guerra, gli ordigni nucleari, la distruzione di massa, il dolore e la morte infatti… non sono un “gioco da tavolo”. L’epopea dei “grandi guerrieri” e delle “magnifiche armi”, che affascina da sempre i tiranni del pianeta, s’aggira, oggi, come uno spettro anche tra le più sperimentate democrazie occidentali: vogliose di armarsi fino ai denti! E mentre a Gaza si persegue lo sterminio di un intero popolo, e nella “martoriata Ucraina” si attendono le condizioni propizie per derubarla delle “terre rare”, Donald, “il grande pacificatore” (sic!), riempie il mondo con le sue fragranze “Victory 45 – 47”: profumi di vittoria, ovviamente, di successo e di forza.

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio 2025