CORINALDO… E LO STUPRO DELLA COSCIENZA
Corinaldo (AN) è il paese natale di santa Maria Goretti, la dodicenne assalita e accoltellata mortalmente nell’Agro Pontino (LT) il 6 luglio 1902, martire della verginità per aver resistito al suo aggressore: abbiamo ricordato Marietta (così la chiamavano in famiglia e in paese) durante la Messa di domenica scorsa, nel giorno anniversario del suo martirio.
Ma Corinaldo è entrato negli annali della cronaca nera nazionale per un altro evento drammatico, consumatosi dentro una discoteca, la Lanterna Azzurra, nella notte tra il 7 e l’ 8 dicembre 2018, dove si erano dati appuntamento, intruppandosi, parecchie centinaia (oltre un migliaio, in realtà) di ragazzi e ragazze per un concerto del rapper italiano “Sfrera Ebbasta”: una “notte da sballo” trasformatasi, improvvisamente, da paradiso dell’evasione in una trappola infernale per cinque adolescenti, tra i 14 e i 16 anni, e una giovane mamma, calpestati e uccisi nella calca provocata con uno spray urticante spruzzato a scopo di rapina da alcuni individui presenti al ritrovo. Una tragedia che, naturalmente, scatenò il solito esercizio di vaniloquio moralistico: per individuare le colpe, ricostruire le dinamiche, rimpallarsi le accuse…
Ricordo che opinionisti, corrispondenti televisivi, politici e “gente della strada” fecero a gara per “dire la loro”, riempiendosi la bocca di retorica, invocando, come sempre, punizioni esemplari, rimedi efficaci, interventi per la sicurezza… Le solite chiacchiere inconcludenti, insomma: sciorinate sull’ennesima disgrazia giovanile. E, quindi, ancora più irritanti. Il procedimento penale, avviato immediatamente, si concluse definendo la responsabilità di tre giovani, arrestati e condannati per omicidio plurimo preterintenzionale, oltre che per furto e lesioni personali.
A distanza di sette anni, tuttavia, ancora non c’è pace per Corinaldo che, proprio nei giorni scorsi (quasi in “coincidenza” con la memoria del martirio di “Marietta”) è tornato improvvisamente alla ribalta: uno dei reclusi per la strage alla Lanterna Azzurra, cui era stato concesso di uscire dal carcere per discutere la tesi di laurea all’Università di Bologna, dopo la cerimonia accademica ha fatto perdere le proprie tracce. Una classica – e forse prevedibile – fuga. In seguito alla quale si sono di nuovo infiammate le polemiche: sulle carenze del sistema carcerario, sulla superficialità nella concessione dei “permessi in libertà vigilata”, sull’inconsistente “certezza della pena”…
Io, invece, più che alla diserzione del detenuto penso con amarezza a come la catastrofe di Corinaldo non abbia sortito, in noi adulti – genitori, educatori e istituzioni – una proporzionata consapevolezza critica in merito agli ambienti che frequentano i nostri figli e figlie. Mi chiedo, cioè, se non sia ora di denunciare apertamente che la “cultura dello sballo”, la mitizzazione della notte, l’euforìa provocata da bevande inebrianti e da sostanze eccitanti, lo stordimento da musica assordante… sono un vero e proprio attentato alla vita fisica e morale dei nostri adolescenti.
E mi domando come sia possibile fingere di non sapere che una simile “sballatura” è patrocinata dai trafficanti e dagli spacciatori di droga, e da quanti, con un giro d’affari milionario, si arricchiscono speculando sulla fragilità di un’età, l’adolescenza, che non solo si protrae senza limiti nel tempo, ma anticipa sempre più precocemente le proprie tappe e, quindi, il “disagio da benessere” tipico dei giovanissimi cresciuti nei nostri paesi e nelle nostre case secondo lo stile del “tutto e subito”.
Non è forse arrivato il momento – in realtà siamo drammaticamente in ritardo – che i genitori si riprendano la responsabilità di opporre dei “no”, motivati ma decisi, alle pretese e alle voglie dei loro figli e figlie? Qualcuno, ai tempi della strage alla Lanterna Azzurra, mi passò il testo di una canzone di “Sfera Ebbasta”: un concentrato di volgarità e di oscenità da nausea, un invito, non meno che esplicito, a “portare nella tomba soldi ed erba…”, e a “mischiare droghe con vodka e sciroppo” poiché “siamo giovani promesse del blocco” (ndr carcerario).
E’ mai possibile – mi interrogo perplesso – che siano proprio i papà e le mamme, ovvero gli educatori per definizione, ad accompagnare in discoteca, nottetempo, ragazzi e ragazze di undici, dodici, tredici anni… esponendoli allo “stupro della coscienza” procurato dai messaggi violenti e demenziali di un cantante che, invece del cervello, ha una “Sfera Ebbasta”? Consegnandoli ad intrattenitori senza scrupoli, in un contesto affollatissimo nel quale è impossibile comunicare, e vivere l’amicizia, la festa e la gioia? E dove si allentano i freni inibitori, mentre aumenta incontrollabile la voglia di gratificazione, la ricerca spasmodica del piacere e di emozioni forti? Chi ha ridotto il problema della discoteca ad “una questione di orario”?
L’evasione di uno dei condannati per la strage di Corinaldo – il paese di santa Maria Goretti, martire della verginità – riporta sul banco degli imputati non solo il sistema carcerario, ma soprattutto il nostro sistema educativo: se non che, passata la bufera mediatica, nessuno – o quasi – ricorderà più né il fuggitivo, né gli adolescenti uccisi dallo “sballo” organizzato, né quelli che, senza morire nel corpo, vengono, in massa, stuprati e assassinati nell’anima.
Ultimo aggiornamento: 12 Luglio 2025