HIROSHIMA E NAGASAKI
La prossima settimana ricorre l’ottantesimo anniversario di due eventi che restano nella coscienza dell’umanità come una colpa imperdonabile, una vigliaccata vergognosa, un crimine ignominioso ed un terribile avvertimento: il 6 e il 9 agosto dell’anno 1945 vennero sganciati dall’aeronautica dell’esercito statunitense due ordigni atomici sul Giappone.
In pochi istanti le città di Hiroshima e Nagasaki furono annientate con innumerevoli vittime e una moltitudine di sopravvissuti contorti dagli spasimi dell’agonia, avvolti dalla nube radioattiva e privati di qualsiasi soccorso. Una catastrofe senza precedenti. “Little boy” (Ragazzino) devastò Hiroshima, mentre “Fat man” (Uomo grasso) rovinò su Nagasaki: due nomi in codice molto “innocenti” hanno identificato, paradossalmente, le armi più distruttive e letali della storia dell’umanità, che la retorica bellica in America salutò come strumenti di pace per avere “guadagnato” una “soluzione rapida e pulita” (sic!) alla guerra
in corso: un trionfalismo tragico e ipocrita, che, a distanza di otto decenni, ricorre ancora senza pudore sulle labbra dell’attuale presidente degli Stati Uniti, al quale non è mancata l’impudenza di associare con orgoglio il bombardamento fulmineo dei siti nucleari in Iran del 13 giugno 2025 allo scandaloso epilogo del secondo conflitto mondiale.
Papa Francesco, durante il viaggio apostolico in Giappone, nel discorso presso il Memoriale della Pace ad Hiroshima il 24 novembre 2019, stigmatizzò, senza mezzi termini, l’immoralità non solo dell’uso ma anche della conservazione di armi atomiche:
«L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come è immorale il possesso delle armi atomiche… Cercare di difendere e garantire la stabilità e la pace attraverso un falso senso di sicurezza e un “equilibrio del terrore” finisce inevitabilmente per avvelenare i rapporti tra i popoli e ostacolare ogni possibile forma di dialogo. Il possesso di armi atomiche, inoltre, porta facilmente alla minaccia del loro uso: diventa quindi una sorta di ricatto che dovrebbe essere ripugnante per la coscienza dell’umanità…». Senza ignorare – avvisava il pontefice – «la precarietà derivante dalla semplice manutenzione di queste armi: il rischio di incidenti, involontari o meno, che potrebbero portare a scenari con effetti devastanti e incontenibili, nel tempo e nello spazio».
Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace il 1° gennaio 2024, poi, papa Francesco avvertì come l’utilizzo della “intelligenza artificiale” in ambito militare aumentasse a dismisura il rischio della perdita di controllo sugli ordigni “intelligenti”, tecnologicamente autonomi: sono già attivi, in effetti, armamenti programmati per attaccare i bersagli senza richiedere la connettività dei dati tra l’operatore e la munizione, e che intervengono, quindi, indipendentemente dal consenso dell’uomo.
Anche nella guerra della Russia contro l’Ucraina, di tanto in tanto ricompare, come uno spettro, la minaccia di un bombardamento atomico. I miei genitori ricordavano perfettamente come, il 25 ottobre del 1962, il mondo si fosse trovato sull’orlo della terza guerra mondiale: Mosca e Washington erano arrivati ad un passo dall’utilizzo della bomba atomica nella cosiddetta “crisi dei missili di Cuba”, scongiurata, in extremis, per l’appello accorato del pontefice di allora, san Giovanni XXIII. Una situazione che ispirò a papa Roncalli di scrivere l’enciclica “Pacem in terris”. In seguito alla quale la Santa Sede
ha incoraggiato e sottoscritto, nel corso degli anni, il Trattato di non proliferazione nucleare approvato dall’Assemblea dell’Onu nel 1968, con il quale gli Stati in possesso di armamenti atomici si sono impegnati a perseguire un disarmo totale; nel 1996 ha ratificato il Trattato sulla messa al bando degli esperimenti nucleari; e infine, nel 2017, ha firmato, al Palazzo di Vetro di New York, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, che rende illegali l’uso, la minaccia, il possesso e lo stazionamento delle armi atomiche: l’impegno è entrato in vigore il 22 gennaio 2021.
Sul territorio nazionale italiano, tuttavia, è “parcheggiato” un numero imprecisato di ordigni nucleari: una base strategica NATO si trova a Ghedi (BS), non troppo lontano da Calcio, Pumenengo e Torre Pallavicina. Custodisce le terribili bombe B-61 di fabbricazione americana, il cui potenziale distruttivo è quattro volte superiore all’atomica sganciata su Hiroshima.
Anch’io, pertanto, ho salutato con soddisfazione e condiviso l’atto di denuncia trasmesso alla Procura della Repubblica di Roma il 2 ottobre 2023, sottoscritto da 22 esponenti di associazioni per la pace, tra le quali la “Comunità papa Giovanni XXIII” e il movimento “Pax Christi”. Nel gruppo dei denuncianti, rappresentativi dell’Italia intera, si contano docenti universitari, avvocati, medici, preti, volontari, educatori… Tra loro anche un caro amico ed ex-parrocchiano: della cui iniziativa mi sono sentito, e mi sento, assolutamente onorato e orgoglioso. E lo ringrazio: ha firmato anche a nome mio!
Non possiamo fingere di non sapere. La consapevolezza è il primo atto di responsabilità verso la pace. Come da molti decenni suggerisce il magistero dei papi: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco… e, oggi, fin da subito, Leone XIV.
Ultimo aggiornamento: 2 Agosto 2025