O SCALTRI ?
Anche noi, dalle diverse Comunità della nostra Unità Pastorale e in comunione con i Cattolici della Chiesa universale, venerdì 22 agosto, memoria della Beata Vergine Maria Regina, ci siamo raccolti nell’arcipretale di Calcio – inginocchiati davanti a Gesù Eucarestia con la corona del Rosario in mano – per invocare la pace in Ucraina, in Palestina e nel mondo intero: in risposta all’invito di papa Leone. Ma soprattutto in obbedienza all’appello della nostra coscienza. Che non si rassegna alla disumanità. Che implora giustizia. Che non può tollerare l’arroganza e la prevaricazione dei forti contro i deboli. Una coscienza dilaniata, la nostra di cristiani: in tensione tra la logica evangelica, che reclama una reazione nonviolenta all’aggressione, e la solidarietà con i popoli Ucraino e Palestinese, la cui disperazione “grida vendetta al cospetto di Dio”.
Certo possiamo sostenere materialmente i “resistenti” nelle città trasformate in campi di battaglia e accogliere profughi e feriti; o inviare qualche aiuto per dar da mangiare a chi muore di fame, da bere a chi muore di sete, e per curare uomini e donne devastati nel corpo e nello spirito. Ma quando l’aggressore indirizza i suoi micidiali ordigni su scuole e ospedali, senza alcun riguardo per bambini e ammalati? E quando si propone di cancellare l’identità di un’intera popolazione? E’ giusto e giustificabile, di fronte a tanto male, fornire armi agli aggrediti, consentire loro di difendersi? Qui la coscienza del credente entra in crisi.
Per chi si ispira al messaggio di Cristo un limite invalicabile, infatti, è imposto dal quinto comandamento: “Tu non uccidere!”. Già. Tu non uccidere. Tu! La proibizione è rivolta a me… e a voi. Ci riguarda direttamente. Anche se le scelte effettive competono ai parlamenti e ai governi… non possiamo esimerci dall’inquietudine e dal tormento del dubbio: se la legittima difesa rimane l’unica alternativa alla resa incondizionata è eticamente lecito fornire all’Ucraina i mezzi per opporsi alla Russia? Analogamente: fino a quando andrà tollerata la prepotenza dello Stato di Israele nella Striscia di Gaza, l’occupazione di nuovi territori, il genocidio in atto? Il santo papa Giovanni Paolo II, ai tempi della guerra nella ex-Jugoslavia e del massacro a Srebrenica (1995), invocò con tutte le sue forze l’ingerenza umanitaria, ovvero un intervento efficace per “disarmare l’aggressore” (sue testuali parole) e negò a chiunque, singolo cittadino o nazione, il “diritto all’indifferenza”.
Ogni via, pertanto, deve essere percorsa e tentata per risolvere un conflitto, deporre le armi e fermare la violenza. E in effetti, nella contesa tra Russia e Ucraina, non sono mancati né i tentativi per mettere in dialogo le parti in causa né le intermediazioni diplomatiche, e neppure le raccomandazioni ONU, nè gli appelli “morali” da parte dei Vescovi ucraini ortodossi e cattolici; costante e ostinato, poi, è stato il coinvolgimento della Santa Sede e di papa Francesco in persona. E, oggi, di Leone XIV. Senza alcun risultato, purtroppo.
Certo, le ultime iniziative “a favore della pace” in Ucraina lasciano alquanto perplessi: mi riferisco all’abboccamento in Alaska tra Putin e Trump. Ovvero tra il presidente della federazione russa – contro il quale la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per crimini di guerra – e il suo omologo statunitense, in carica nonostante una sentenza del tribunale penale di Manhattan del 10 gennaio 2025 lo condanni per ben 34 capi di imputazione; e malgrado abbia manifestato, immediatamente dopo la sua elezione, propositi “simil-putiniani” di annessione del Canada, della Groenlandia e del canale di Panama. Ad un criminale e ad un pluripregiudicato, dunque, che si scambiano ipocritamente sorrisi devoti e calorose strette di mano, e ostentano identiche attitudini imperialistiche, sono state affidate le sorti di una nazione martire e martoriata… in cerca di giustizia! Con l’esito – disonorevole e avvilente – che conosciamo.
Una cosa è certa: cristianamente la guerra non ha giustificazioni. Ma non esiste il diritto all’indifferenza. “Tu non uccidere!” è un imperativo categorico. E’ anche il titolo di un famoso libro di don Primo Mazzolari: una riflessione, generata dall’esperienza dei due conflitti mondiali, sull’odio, sulle ragioni della pace e sulla natura evangelica della non-violenza. Le parole del profetico parroco di Bozzolo rivelano un’attualità sorprendente:
«La non-violenza non va confusa con la non-resistenza… È un rifiuto attivo del male, non un’accettazione passiva. La pigrizia, l’indifferenza, la neutralità non trovano posto nella non-violenza… che si manifesta nell’impegnarsi a fondo. La non-violenza può dire con Gesù: “Non sono venuto a portare la pace ma la spada”».
C’è un pacifismo strano, anche in Italia, che puzza di furbizia: «La scaltrezza – scriveva ancora Mazzolari – è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento». Già!
Ultimo aggiornamento: 30 Agosto 2025