LA PAROLA AL PARROCO, 7 settembre 2025

GRAZIE A VOI SPOSI, CUSTODI DEL VINO NUOVO

Lettera aperta del parroco alle Coppie che celebrano gli anniversari di Matrimonio

Carissimi Sposi, che celebrate un significativo anniversario del vostro matrimonio, grazie! Voi incarnate il più sorprendente dei miracoli: l’amore umano consacrato, trasfigurato, divinizzato dallo Spirito del Signore. Ne sono testimone. Mi sento come quei servi che, alle nozze di Cana, videro con i loro occhi l’acqua trasformarsi in vino: allo sposalizio, infatti, era stato invitato anche Gesù. Intuisco, nella vostra esperienza coniugale, lo stesso “misterioso scambio” che, da prete, constato ogni qualvolta celebro l’Eucarestia: la materia, ovvero il frutto della terra e del lavoro dell’uomo, si carica della presenza di Dio e diventa Corpo e Sangue di Cristo, superando il limite, apparentemente invalicabile, dei sensi. Anche Voi, uniti da Dio in “una sola carne”, siete “corpo e sangue” sacramentale – segreto ma visibile – del suo Amore: che si rivela nel vostro vivere “eucaristicamente”, cioè l’uno per l’altra, in un dono totale e incondizionato.

Siete la sua “epifania”: brillate di una bellezza “diversa”, singolare, sconosciuta alla cronaca scandalistica che trionfa sui rotocalchi e impazza sul web; e che vi invidia al punto da negarvi il credito dell’autenticità, riservandovi spesso parole di compatimento e di sarcasmo. La vostra è una “originalità” che viene da Dio: avete le “risorse spirituali” perchè il passare degli anni non la sciupi ma, al contrario, la esalti.

Siete gli “otri” che custodiscono il “vino nuovo” dello Spirito effuso dal Cristo sul talamo della croce. E molti vorrebbero inebriarsene. L’amore, che è il cuore e la sostanza della buona notizia di Gesù, trova in voi il suo Vangelo più convincente. Vi guardo, perciò, con grande rispetto e perfino con venerazione.

Secondo la Bibbia siete, nella reciprocità che vi consegna l’uno all’altra, l’immagine e la somiglianza di Dio. Il suo sacramento, appunto. Le Scritture sacre frequentano spesso l’allegorìa delle nozze per raccontare l’amore tenero e forte di Dio (lo Sposo) verso il suo popolo Israele (la sposa): al cui banchetto nuziale abbonda il vino della gioia.

Il libro biblico del “Cantico dei Cantici” mette sulle labbra dell’Amata parole perfino audaci: «Introducetemi nella casa del vino! ». E l’antico teologo e filosofo Origene (+ 232) interpreta: «Questo è il vino vendemmiato dalla Vite (ndr: Gesù) che dice: ‘Io sono la vera vite’, e che il Padre, agricoltore celeste, ha pigiato» (Origene, Commento al Cantico dei Cantici, III). “Pigiato”, per l’appunto: nel “torchio della croce”! Un poeta mistico e “passionale” come S. Giovanni della Croce (+ 1591), commentando lo stesso Cantico in un suo mirabile poema, spinge ancora oltre l’entusiasmo dell’Amata: «Nell’intima cantina dell’Amato io bevvi, e quando uscivo per tutta la pianura, a conoscer più nulla non riuscivo… Là mi diede il suo petto, là mi insegnò una scienza saporosa… Là gli promisi di essere sua sposa» (S. Giovanni della Croce, Cantico Spirituale, stt. 26 – 27). Il petto del Diletto è il costato trafitto del Crocifisso. E ogni umanità è la sua “Amata”.

Carissimi Sposi cristiani, epifanìa del Dio invisibile, parabola di ogni unione mistica con l’Eterno… grazie! Abbiamo bisogno di voi. Del “vino nuovo” di cui siete custodi: dimostrazione inoppugnabile della “speranza che non delude”.

Ultimo aggiornamento: 6 Settembre 2025