LA PAROLA AL PARROCO, 28 settembre 2025

LE TRE CHIAVI


Il 22 settembre scorso ho compiuto un anno esatto da parroco nell’Unità Pastorale “Nostra Signora della Rotonda”: dodici mesi sono volati in un “battibaleno”.

Non mi sento affatto “rodato” nella missione che mi è stata affidata: anzi, a malapena “introdotto”. La “gestazione” di un parroco in seno ad una Comunità cristiana, in effetti, non dura nove mesi – quanti ne esige un bambino per venire alla luce dal grembo materno – ma forse nove anni… quelli che il vescovo Antonio, per l’appunto, ha definito canonicamente come lo spazio temporale del mio ministero tra voi. Forse sarò il “pastore” maturo che meritate, con addosso l’odore delle pecore – come voleva papa Francesco – solo al momento delle mie dimissioni.

A distanza di un’annata dal mio arrivo in Calciana, pertanto, non oso formulare bilanci… per non scandalizzarmi o spaventarmi della mia insufficienza: quando un prete si incarna in una nuova realtà umana, se non è “scervellato”, sperimenta, comunque, la debolezza e l’incertezza del principiante, che muove i primi passi e deve reimparare l’alfabeto dell’ascolto e del dialogo, della comprensione e della compassione, della pazienza e della stima, della condivisione e della gratitudine con fratelli e sorelle che gli sono sconosciuti quantunque non estranei.

Il 22 settembre 2024, durante la S. Messa per l’inizio del mio ministero tra voi, mi avete consegnato simbolicamente tre chiavi, una per ciascuna parrocchia: ho interpretato quel gesto non solo come un invito ad “entrare” dentro la storia di ogni Comunità, a scoprirne la vivacità e le fatiche, le risorse e i limiti… così da camminare insieme sulla strada della comunione, ma come una provocazione a chiedere al Signore Gesù, “Pastore buono e perfetto”, di mettermi in mano “le sue chiavi” (perdonate il romanticismo dell’immagine) per “entrare nel cuore” di ciascuno. La porta del quale, ovviamente, può essere aperta solo dall’interno. Agli occhi di Dio è una “porta santa”: non mi azzarderò a forzarla, men che meno a sfondarla. Mentre credo sia mio precipuo dovere, invece, spalancare le porte dei nostri ambienti ecclesiali, delle nostre parrocchie, della nostra Unità Pastorale.

Me lo ripromettevo, in quello stesso 22 settembre 2024, nel primo saluto che vi rivolgevo al termine della liturgia di ingresso:

«E’ di don Primo Mazzolari l’immagine, sempre affascinante e attuale, della Chiesa come “focolare che non conosce assenze”, nella quale, cioè, il fuoco arde anche per coloro che non attraversano mai il sagrato, ma che, nella famiglia, sono i figli prediletti, i più attesi perchè i più lontani e i più esposti: ecco… mi piacerebbe che la nostra Comunità cristiana, nella comunione che la anima spiritualmente prima che istituzionalmente dentro le singole parrocchie, assumesse sempre più la fisionomìa di una casa dalle porte aperte, dell’ovile nel quale non ci si sente solo un gregge compatto, protetto e ben nutrito, ma si trepida per chi è fuori, per la pecora smarrita e si incoraggia il pastore a rischiare l’imprevedibile per recuperarla».

E’ già trascorso un anno! E mi domando: che ne è dei buoni propositi e degli impegni assunti? In questi mesi ho cercato, il più possibile, di tenere presenti le parole dell’apostolo Pietro:

«Esorto gli anziani che sono tra voi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge » (1Pietro 5,1–4).

Incombono su di me come una scure, tuttavia, i rimproveri di papa Francesco ai sacerdoti: «Mi preoccupa scriveva il Santo Padre ai preti di Roma nel 2023 – quando ricadiamo nelle forme del clericalismo; quando diamo a vedere alla gente di essere superiori, privilegiati, collocati “in alto” e quindi separati dal resto del Popolo santo di Dio… con atteggiamenti distaccati e altezzosi… vivendo la chiamata in modo elitario… erigendo muri verso l’esterno, coltivando atteggiamenti boriosi e arroganti verso gli altri…».

Che dire? Le vostre “tre chiavi” sono appese nell’andito della casa parrocchiale, proprio vicino alla porta: mi ammoniscono e mi giudicano… quando esco e quando entro!

Ultimo aggiornamento: 27 Settembre 2025